Il pregiudizio latente e manifesto

Con il presente lavoro si sta cercando di dare un contributo per capire  come  i recenti flussi migratori stiano modificando l’intera ecologia sociale del nostro paese. Ci si è interrogati su quanto i professionisti dei sistemi di sostegno (vedi progetto Silver), siano preparati a leggere i cambiamenti e ad intervenire di conseguenza; nello specifico se  coloro che sono più a contatto con le diverse realtà sociali immigrate, sappiano affrontare il confronto con l’altro e sappiano relazionarsi con essi in modo non pregiudizievole.

Mossi dall’analisi  degli avvenimenti  di intolleranza che i media quotidianamente ci sottopongono e abbastanza certi che  siamo ben lontani dalla creazione di buoni spazi di vita relazionali e mentali con i migranti, sono state indagate, nelle equipe multidisciplinari che operano all’interno degli ambulatori Silver, le quote di pregiudizio latente e manifesto che indicano quei modi sofisticati e distaccati di esprimere l’atteggiamento razziale.

Il pregiudizio è un tema affrontato piuttosto di frequente dagli psicologi sociali, i quali hanno individuato come base del pregiudizio alcune caratteristiche di personalità analizzando così il fenomeno soltanto da un punto di vista individuale. La prospettiva psicosociale, a differenza di chi riconduce il fenomeno a caratteristiche individuali, intende il pregiudizio come un processo intergruppi. A partire dagli studi di Allport[28], molti studiosi si trovano d’accordo sull’assunto che alla base del pregiudizio ci sia sempre una categorizzazione sociale: il pregiudizio è tale perché viene subito dagli individui in quanto membri di una specifica categoria.

Negli scritti di Tajfel si trovano evidenze a sostegno della tesi secondo cui la categorizzazione in gruppi differenti (ingroup verso outgroup) è condizione necessaria e sufficiente affinché si sviluppi il conflitto intergruppo e si pongano le basi per la discriminazione dei membri del gruppo (pregiudizi e razzismo). La teoria dell’identità sociale di Tajfel afferma che il favoritismo per l’ingroup e la discriminazione per l’outgroup si fondano sulla motivazione individuale a mantenere alta l’autostima, questo perché l’immagine di sé è legata ai nostri gruppi di appartenenza e con i quali ci si identifica.

A questo proposito di grande interesse sono gli studi di Pettigrew e Meertens sul pregiudizio manifesto e pregiudizio latente per i quali il pregiudizio latente misura un atteggiamento negativo verso l’outgroup, quindi il gruppo al quale non si appartiene. Questo atteggiamento è distaccato e freddo e viene espresso in forme socialmente accettabili, al punto che l’individuo può attuare comportamenti discriminatori senza esserne pienamente consapevole. Nel presente studio si vanno ad indagare le forme di pregiudizio latente e manifesto ipotizzando che la presenza pregiudizi sia correlata con l’autoefficacia e i comportamenti di CCO.