L’autoefficacia è un tema che ha suscitato un grandissimo interesse nelle scienze umane e sociali, poiché fa riferimento ad ambiti e problemi quali il rapporto della persona rispetto alle proprie credenze e capacità di ottenere gli effetti voluti con le proprie azioni. In particolare, secondo lo studioso Bandura, il senso di autoefficacia “corrisponde alle convinzioni riguardo le proprie capacità di organizzare ed eseguire le sequenze di azioni necessarie per produrre determinati risultati”. I livelli di autoefficacia influenzano le prestazioni in ambito sociale, lavorativo e personale. Il costrutto di autoefficacia o self-efficacy è stato definito come l’insieme delle convinzioni di essere capace di affrontare con successo delle attività specifiche; questo concetto ha le sue radici nella sensazione di potere cioè quella serie di sensazioni che ti permettono di svolgere in maniera positiva una o più azioni.
Il gran numero di studi sull’argomento self-efficacy è spiegato dal fatto che le credenze di autoefficacia rappresentano le determinanti prossimali delle azioni, nel senso che influenzano significativamente i processi principali alla base dell’agire umano: i processi cognitivi, emozionali, motivazionali e di scelta. Bandura ritiene che le credenze di autoefficacia determinino cosa le persone provano e pensano, come si motivano e quali comportamenti attuano.
Il convincimento della propria efficacia sostiene l’impegno delle attività cognitive necessarie per sviluppare le abilità lavorative. Di contro, il fatto di ritenersi inefficaci ritarda proprio lo sviluppo di quelle sotto abilità dalle quali dipendono le prestazioni più complesse. Nel sentire comune autoefficacia e autostima spesso vengono usati come sinonimi. In realtà secondo Bandura l’autoefficacia è una capacità personale, mentre l’autostima è un giudizio che si attribuisce a se stessi. Posso sentirmi molto efficace nello svolgimento di un determinato compito, ad esempio fare una buona cartella clinica, senza che questo aumenti in maniera significativa la mia autostima.
Nelle ricerche condotte nell’ambito della psicologia del lavoro, molti studi hanno verificato l’importanza del costrutto dell’autoefficacia nelle varie componenti decisionali e gestionali del mondo del lavoro e delle organizzazioni. È stato messo in evidenza che il senso di autoefficacia concorre al processo di sviluppo professionale.
Per quanto concerne la relazione tra autoefficacia e conduzione dell’attività lavorativa, parecchi studi segnalano la presenza di un legame molto stretto tra autoefficacia percepita e prestazione lavorativa ed indicano nelle convinzioni di autoefficacia i predittori più stabili del successo organizzativo.
Varie ricerche hanno ampiamente dimostrato un legame significativo tra autoefficacia e variabili organizzative, come la performancel’impegno, e la leadership efficace. Inoltre da alcuni lavori è emerso che l’autoefficacia ha un ruolo significativo nelle risposte adattive alle professioni lavorative quali ad esempio il sovraccarico di lavoro e gli stati emozionali, nella risposta allo stress e nella prevenzione del burnout.
Quando si parla di persone che lavorano all’interno di gruppi in determinati contesti organizzativi aziendali si è indotti a pensare ad essi come l’elemento chiave che contribuisce in maniera preponderante al raggiungimento degli obiettivi perseguiti dall’azienda. L’autoefficacia del singolo lavoratore costituisce un primo e fondamentale mediatore della transattività persona-organizzazione e assume una centralità nella ricerca di attribuzione di significati.
Le organizzazioni sembrano sempre più acquisire una crescente consapevolezza del fatto che un buon livello di autoefficacia personale e di gruppo è uno degli elementi che contribuiscono a migliorare e favorire la qualità complessiva degli ambienti di lavoro e pertanto aumentare produttività e commitment dei propri dipendenti.